Passio
Nel tremolio delle luci urbane, tra corpi sfocati e gesti rituali, prende forma una processione che non è soltanto festa, ma memoria incarnata. Il movimento collettivo si trasforma lentamente in dramma, in un rito che attraversa il tempo. Il Cristo avanza, piegato sotto il peso della croce, non nel silenzio del deserto, ma tra palazzi, voci e distrazioni moderne. La sua figura emerge nel cuore della città, sfocata e sofferente, come simbolo di una condizione universale.
Oggi, la Passione non è confinata al racconto sacro: si manifesta nel peso dell’altro, nell’indifferenza che ferisce, nella solitudine che non trova ascolto. La folla non giudica, ma osserva, si raccoglie, forse riconosce. La crocifissione si compie nel quotidiano, nei corpi marginali, nei gesti di resistenza, nei volti che chiedono dignità.
Nel buio finale, il corteo si dissolve, lasciando una domanda sospesa: cos’è la redenzione, se non il riconoscersi nell’altro che cade, nell’altro che ama, nell’altro che resiste? La galleria diventa così un racconto visivo e spirituale, dove il mito si rinnova e il tempo sacro si intreccia con il nostro presente.
Strade piene, cuori vuoti: l'ingiustizia cammina tra noi ogni giorno.
Peso del legno, come il peso del mondo moderno.
Marcia rituale: potere e popolo si confondono nella notte.
L'ingiustizia globale pesa su ogni passo
Ritmi infranti: il corpo come campo di battaglia
Folla in marcia: il mondo cerca pace tra luci instabili.
Croce in corsa: giustizia rincorsa tra muri e silenzi urbani.