Attraversamenti
Cammini di fede e pause di senso
Roma nell’anno del Giubileo si trasforma in crocevia di speranza. I pellegrini arrivano da ogni angolo del mondo, portando con sé lingue, volti, storie, ferite e desideri. Non sono turisti, ma viandanti del senso. Camminano verso la Porta Santa non per vedere, ma per attraversare: un confine tra il quotidiano e il sacro, tra il peso del passato e la possibilità del perdono. Ogni passo è un atto di fede, ma anche di resistenza. Alcuni cercano redenzione, altri conforto, altri ancora semplicemente una pausa dal rumore. Tra le pietre di San Pietro, sotto le colonne del Bernini, tra le strade affollate e i silenzi delle basiliche, si consuma un rito collettivo: il Giubileo è pellegrinaggio, ma anche incontro, cura, ascolto. Nel 2025, oltre 30 milioni di pellegrini attraversano Roma. Tra loro ci sono giovani, anziani, famiglie, persone in difficoltà, assistite dai volontari e dalle associazioni caritative. Il Giubileo dei Poveri, ad esempio, ha visto migliaia di partecipanti accolti nell’ambulatorio Madre di Misericordia sotto il colonnato di San Pietro. Qui la fede si fa gesto concreto: una visita medica, un paio di occhiali, una parola gentile. Ma il pellegrinaggio non è solo spirituale. È anche culturale, corporeo, urbano. Le fotografie lo raccontano: corpi in cammino, sguardi rivolti in alto, mani che si stringono. La città eterna diventa teatro di un’umanità che cerca, che spera, che si lascia interrogare. Il Giubileo è un tempo sospeso, dove la memoria si intreccia con il presente, e ogni volto diventa icona. Camminare verso la soglia non è solo attraversare una porta. È riconoscere che c’è qualcosa da lasciar andare, qualcosa da accogliere, qualcosa da condividere. I pellegrini del Giubileo non sono eroi né santi: sono uomini e donne che, nel gesto antico del cammino, ritrovano una direzione.

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