Fotomotografia:
quando il tempo prende forma
Manifesto
La fotomotografia è una forma d’arte che fonde la fotografia tradizionale con il movimento e la sperimentazione, creando immagini che raccontano il divenire e la trasformazione. Supera i confini tra documento e interpretazione artistica, valorizzando il processo creativo e il dialogo tra linguaggi diversi per offrirci uno sguardo dinamico e innovativo sulla realtà.
1. Superamento dei limiti tradizionali
la fotomotografia nasce per oltrepassare la separazione tra immagine fissa e movimento, tra documento e interpretazione artistica, fondando un linguaggio visivo dinamico e in continua trasformazione.
2. Centralità del processo:
L’opera fotomotografica valorizza il processo creativo e il divenire, ponendo il gesto, la trasformazione e la sperimentazione al centro dell’atto artistico.
3. Dialogo interdisciplinare
la fotomotografia si nutre della contaminazione tra arti visive, poesia, performance, teatro, musica e nuove tecnologie, riconoscendo la ricchezza che scaturisce dall’intersezione di linguaggi diversi.
4. Attenzione al tempo e alla percezione:
Il tempo non è solo soggetto, ma vero e proprio materiale dell’opera: ogni immagine riflette una narrazione temporale e stimola una percezione attiva e plurale della realtà.
5. Innovazione tecnica e formale:
tornare a sperimentare con doppia esposizione, fotomontaggio, solarizzazione, animazioni digitali è principio fondante; ogni nuova tecnica è occasione per rinnovare lo sguardo e il linguaggio della fotografia.
6. Identità e metamorfosi:
la fotomotografia esplora l’identità come processo mutevole, dissolvendo i confini tra soggetto e oggetto, autore e spettatore, realtà e immaginazione.
7. L’arte come partecipazione:
la dimensione collettiva e partecipativa è centrale: l’opera si realizza attraverso il coinvolgimento diretto di artisti, spettatori e contesti, valorizzando la relazione e la condivisione.
8. Apertura all’innovazione digitale:
La rivoluzione digitale e le nuove tecnologie – software, realtà aumentata, intelligenza artificiale – sono accolte come strumenti per ridefinire l’esperienza estetica e narrativa dell’immagine.
8. Valorizzazione della dimensione formativa:
la fotomotografia è pratica educativa: promuove lo spirito critico, la creatività, la collaborazione e l’inclusione, favorendo l’apprendimento attivo attraverso laboratori e percorsi esperienziali.
9.Dialogo con la tradizione e l’innovazione:
il passato è fonte di ispirazione e confronto; la fotomotografia integra radici storiche e tensione verso il nuovo, in un continuo rinnovamento.
10. Poesia del movimento:
il movimento diventa poesia visiva e sonora, in una tensione costante tra narrazione individuale e collettiva, tra improvvisazione e costruzione formale.
11. Impegno per una visione trasformativa:
come recita il proverbio “chi si ferma è perduto”, la fotomotografia insegna il valore della ricerca, della metamorfosi e della sperimentazione continua: solo chi accetta il cambiamento può cogliere la complessità del reale.
Questo Manifesto si propone come bussola per artisti, educatori, studiosi e appassionati: un invito a esplorare, contaminare, superare i confini e abbracciare la pluralità dei linguaggi e delle esperienze nella creazione visiva contemporanea.
***
Una fotografia che non sta ferma
La fotomotografia è come una danza tra luce e movimento. Non è solo una tecnica, ma un modo di guardare il mondo. In un’epoca in cui tutto scorre veloce — tra notifiche, video lampo e immagini che durano un battito di ciglia — questa pratica ci invita a rallentare, a osservare, a sentire il tempo che passa.
Non si tratta di fermare un momento, ma di raccontarlo mentre si trasforma. È come scrivere con la luce il ritmo delle cose che cambiano. Il nome stesso — fotomotografia — è una fusione poetica: “foto” per la luce, “moto” per il movimento, “grafia” per la scrittura. È una scrittura luminosa del divenire.
Le radici: quando l’arte ha cominciato a correre
Tutto comincia con il Futurismo, quel movimento artistico nato in Italia all’inizio del Novecento, che amava la velocità, le città, le macchine, la vita moderna. Gli artisti futuristi volevano rappresentare non solo ciò che si vede, ma ciò che si sente quando tutto si muove.
Anton Giulio Bragaglia, con le sue fotografie in dissolvenza, ha aperto una nuova strada: non più immagini ferme, ma figure che si moltiplicano, che lasciano scie, che raccontano il tempo. E poi ci sono Marey e Muybridge, che hanno studiato il movimento come fosse una sinfonia di gesti. Le loro sequenze di corpi in azione sono come spartiti visivi.
Come si fa? Tecniche che fanno parlare il tempo
La fotomotografia usa tanti strumenti, ma tutti con lo stesso scopo: far vedere il tempo che scorre.
- Con la **lunga esposizione**, si cattura il fluire: le luci diventano scie, i corpi si dissolvono.
- Con il **panning**, si segue il soggetto in movimento, e lo sfondo si sfoca come un sogno.
- Il **flash stroboscopico** illumina a intervalli, creando una danza di immagini sovrapposte.
- Le **sovrapposizioni digitali** fondono più momenti in uno solo, come un racconto simultaneo.
Ogni tecnica è una voce, un modo diverso di dire: “guarda, il tempo si muove”.
Artisti che hanno fatto del tempo una materia viva
La fotomotografia ha tanti parenti: pittori, fotografi, registi, performer. Tutti hanno cercato di dare forma al movimento.
- Bragaglia, il primo a fotografare il tempo come flusso.
- Balla e Boccioni, che dipingevano la velocità con linee e forme in corsa.
- Man Ray, che giocava con la luce come fosse musica.
- Dziga Vertov, che filmava la città come una sinfonia visiva.
- Moholy-Nagy, che esplorava la luce come struttura.
- Maya Deren, che danzava con il tempo nei suoi film.
- Francesca Woodman, che faceva del corpo in dissolvenza una poesia.
E poi ci sono i contemporanei: Galimberti con i suoi mosaici di Polaroid, Camporesi con i suoi paesaggi sospesi, Vaccari con le sue immagini partecipate, Chiaramonte con le sue meditazioni visive, Viola con i suoi video rallentati, Sugimoto con i suoi mari eterni, Marker con il suo cinema fotografico, Lozano-Hemmer con le sue installazioni interattive.
Fotomotografia a scuola: imparare a vedere il tempo
Questa pratica non è solo arte: è anche uno strumento educativo potente. Può insegnare a vedere, a sentire, a raccontare.
- Aiuta a **percepire il tempo**: a rallentare, a osservare, a cogliere il ritmo.
- Invita a **esplorare il corpo**: a muoversi, a raccontarsi, a comunicare senza parole.
- Stimola la **sperimentazione**: a giocare con la tecnica, a mescolare linguaggi, a inventare.
Alcune attività possibili?
- Raccontare il tempo con la luce.
- Fare autoritratti in movimento.
- Unire fotografia e poesia.
- Documentare il ritmo della città.
- Raccontare la propria storia attraverso il cambiamento.
Fotomotografia e poesia: quando l’immagine diventa verso
La fotomotografia è vicina alla poesia, soprattutto a quella orale, improvvisata, che nasce dal momento. Ogni scatto può essere un verso, ogni sequenza una strofa.
- Le scie luminose sono metafore.
- I panning sono enjambement visivi.
- Le sovrapposizioni sono similitudini.
In un laboratorio, può diventare:
- Narrazione visiva che accompagna la voce.
- Supporto alla poesia estemporanea.
- Scrittura istantanea fatta di luce e gesto.
Pensare il tempo: filosofia in immagine
Questa arte ci fa riflettere. Sul tempo, sulla memoria, sull’essere.
- Bergson ci parla di durata: il tempo vissuto, non misurato.
- Deleuze distingue tra immagine-movimento e immagine-tempo.
- Barthes ci ricorda il punctum: quel dettaglio che ci tocca.
- Benjamin, Merleau-Ponty, Foucault ci aiutano a pensare la visione, il corpo, l’identità.
In conclusione: un’arte che corre, che vibra, che vive
La fotomotografia è un ponte tra passato e futuro, tra tecnica e poesia, tra pensiero e gesto. È un invito a guardare il mondo non come qualcosa da fermare, ma da seguire nel suo fluire.
In un tempo che corre, essa ci insegna a rallentare. A vedere. A sentire.
***
Piccola bibliografia
Henri Bergson, Durata e simultaneità, SE
Gilles Deleuze, L’immagine-tempo, Ubulibri
Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi
Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi
Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Bompiani
Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi
Giovanni Lista, Fotodinamismo futurista, Abscondita
Franco Vaccari, Fotografia e inconscio tecnologico, Costa & Nolan
Silvia Camporesi, Atlas Italiae, Peliti Associati
Maurizio Galimberti, Polaroid e tempo, Contrasto
Paolo Rosa, L’arte fuori di sé, Feltrinelli

Back to Top